NULLA DA DIMOSTRARE
IL LAVORO DELLE DONNE


Quando mi fu chiesto di rappresentare il lavoro delle donne, a parte l'entusiasmo che da subito provai per la tematica, pensai immediatamente che fosse banale dipingere con olii su tela delle figure femminili nell'atto di compiere una qualsivoglia attività. Peraltro, ne avevo studiato all'università il percorso storico e legislativo ed ero cosciente dell'importanza dell'argomento. Un volto, una mano, un oggetto, un movimento ... sarebbero stati privi di sentimento se non avessi utilizzato delle immagini reali e storiche. Così mi misi al lavoro partendo da una lunga ricerca, attraverso lo studio della storia delle prime donne emancipate attraverso il mondo del lavoro. Non più solo donne di casa e madri amorevoli ed accoglienti, ma combattenti in un mondo di uomini, donne forti e capaci di sopportare ruoli di ogni genere, partendo da lavori anche molto umili da un punto di vita intellettivo, ma consapevoli di poter raggiungere le mete più alte, sebbene attraverso un percorso lunghissimo, lentissimo e ancora non giunto al traguardo. 

Occorreva, dunque, preliminarmente preparare un archivio di documenti e fotografie dell'epoca, per poi mettere in risalto la grande determinazione delle donne attraverso strati di materiale sovrapposto che avrei utilizzato. 

Olga Marciano

La storia è sostantivo femminile, come lo è la scrittura. Eppure, nella cronologia di una ventina di secoli, sembra che a scriverla siano stati solo e soltanto gli uomini. Le donne - relegate al ruolo di eroine attraverso la cifra dell'eccezionalità - hanno dovuto conquistare ogni posizione.
Ogni traguardo è costato sangue, fatica e sudore. Per raggiungere ruoli considerati solo maschili hanno dovuto scardinare porte pesanti, spesso blindate dalla tenace serratura del pregiudizio.
Ad ogni tappa della sua emancipazione, la donna si è vista - suo malgrado - considerata come pioniera, lì dove ha semplicemente varcato per prima una soglia che avrebbe dovuto essere spalancata. E non è finita, anche dopo il coraggio e la tenacia delle apripista, coloro che hanno provato a seguire un sentiero quasi sempre tracciato hanno dovuto continuare a lottare, perché c'è ancora chi prova a richiudere l'uscio, imponendo una sorta di numero chiuso "nell'università della storia", con la necessità di dover superare una sorta di test di ammissione.
Questo lavoro a quattro mani di Olga Marciano ed Imma Battista è insieme un catalogo d'arte ed un libro di storia, che andrebbe proposto in tutte le scuole. Un lavoro che risulta più convincente persino di tanti libri a tema, poiché prende in considerazione una femminilità che si è consumata nella ferialità, nell'impegno di ogni giorno, in un anonimato che sottende l'esistenza di molte sodali. La "Storia" con la S maiuscola, nel tentativo iniquo di pareggiare i conti, si sofferma sulle pioniere, dimenticando l'uguale eroismo di tante donne non censite, non riconosciute, non menzionate neppure nei labirinti del passato, ovvero in un susseguirsi di esistenze, che declina necessariamente al plurale le vie del tempo.
Le opere di Olga Marciano, che nella tecnica mista sembrano definire, anche simbolicamente, la pluralità di vite che richiamano, nella loro singolarità si pongono come esemplari: ciascun'opera apre una pagina a sé, quasi fosse un'ulteriore monografia sullo specifico ruolo declinato al femminile.
Il titolo scelto per questa pregevole pubblicazione - "Nulla da dimostrare" - è quanto mai pregnante: la donna che diventa soldato, scienziato, medico, o altro, non deve, appunto, dimostrare qualcosa a qualcuno, quanto piuttosto offrire la sua specifica alterità, la sua "uguale diversità". La forza delle donne è una forza zen, che sa spaccare i muri quando è necessario, ma anche aggirarli, sa essere fluida come l'acqua e affidarsi ai muscoli della leggerezza, sa usare le armi del pensiero contro l'arroganza della violenza, sa mettere fiori nei cannoni per combattere contro schieramenti più vasti, sa operare una guerriglia silente e tenace, senza sparare un colpo. Milita così per dare il proprio contributo in uno dei conflitti più inestinguibili che il teatro del mondo abbia conosciuto. Sulla carta, l'uguaglianza tra uomo e donna è pienamente riconosciuta da tempo, ma forse, è un riconoscimento che serve solo a tacitare un diritto, poi di fatto messo in discussione. Quella che si gioca attraverso le dinamiche della società è una guerra anche ambigua, perché l'uomo non ha, forse, ancora capito che non è l'avversario, ma è - e dovrebbe essere - il compagno di trincea. 
Ogni opera di Olga Marciano è un'icona di rara bellezza perché sintetizza attraverso un volto, un corpo operoso, le vicende di migliaia di donne, che nel mondo hanno semplicemente svolto il loro compito, né più né meno di un uomo, né uguale né diverso rispetto ad un uomo.
Proprio sulla bellezza, il lavoro artistico della Marciano ed il testo poetico e compendioso di Imma Battista chiamano ad una riflessione: per la donna la bellezza - paradossalmente - diviene troppo spesso una condanna, come se l'essere belle, nel senso più ampio del termine, richiamasse automaticamente nell'uomo possesso, contesa, mercificazione, nei bassifondi di una cultura che non sa cogliere l'essenzialità e l'autenticità di un'esistenza. Non c'è bisogno di enucleare le facili ironie che spesso vengono legate al far carriera di una donna, dimenticando che - al contrario - contro quelle prepotenze e illazioni, la donna ha dovuto magari lottare, superando ulteriori ostacoli, che si frappongono al semplice espletamento del suo lavoro quotidiano.
Con "Nulla da dimostrare", Imma Battista ed Olga Marciano ci consegnano una sorta di "Breve storia delle donne". A ben vedere, il complemento di specificazione si potrebbe anche omettere, perché le vicende che la donna vive completano, definiscono e diversificano la storia stessa.

CONCITA DE LUCA
Vice presidente Commissione Pari Opportunità
Ordine dei Giornalisti della Campania